31/05/2023 19:25
Se c’è un giocatore sul quale ci sarebbero da scrivere fiumi di parole per tesserne le lodi e ricordare anche quanto ha dato al futsal, e non solo italiano, quello è Oscar Velazquez. Per tante stagioni lo abbiamo visto campeggiare nelle cronache della nostra Serie A, ma anche quando ha iniziato a ripiegare sulle categorie minori la sua stella ha continuato a brillare fulgida. E in campo ha sempre fatto la differenza, alla faccia della carta d’identità.
Oscar ha compiuto qualche giorno fa 39 anni. Ma almeno metà della sua vita l’ha trascorsa in Italia, giocando a futsal, insegnando a giocare a futsal. Indossando sempre la stessa maglia: quella col numero 7. Ha portato nel Belpaese il marchio di fabbrica della scuola paraguaiana, che in Italia ha ricevuto sempre una grande considerazione: da Fabio Alcaraz a Josè Rotella, dai fratelli Villalba, ai tre della dinastia Salas fino ai gemelli Ayala, per non parlare di quel Carlos Chilavert che ha impazzato tra Prato, Luparense e Marca ed oggi è il Ct della Nazionale del paese sudamericano.
Che in campo internazionale ha sfidato più volte l’Italia: e c’era anche Oscar Velazquez in campo quel’8 ottobre del 2008, ai Mondiali di Rio de Janeiro, quando gli azzurri subirono una pesante sconfitta, comunque ininfluente, per mano del Paraguay, che ci batte per 4-2 con quattro gol “italo-paraguaiani” (doppietta di Rotella, più Alcaraz e Renè Villalba: nella foto in gallery 1 Oscar in azione con Baptistella), nell’edizione che vide l’Italia chiudere al terzo posto alle spalle di Brasile e Spagna ma davanti alla Russia.
Parlare di Oscar Velazquez è come leggere un libro della storia del futsal. L’Italia lo ha accolto giovanissimo: fu il Montesilvano a credere per primo nelle grandi qualità di questo autentico moto perpetuo, al quale la palla riesci a levargliela dai piedi solo immobilizzandolo. Poi cinque anni a Pescara (con la finale scudetto del 2011 persa con la Marca), quindi Canottieri Lazio, ancora Montesilvano, quattro stagioni all’Olimpus, l'Italpol, un biennio alla Cioli Ariccia e quindi a Pomezia, Genzano e Velletri, con la parentesi dell'ultima stagione alla Technology chiusa nei giorni scorsi. Con profondo dispiacere, come si intuisce dalle parole di ringraziamento di Oscar, che ci ha tenuto a salutare il presidente Luca D'Annibale, il ds Matteo Conti e Andrea Catenacci prima di accomiatarsi.
Non potevamo essere sintetici parlando di un campione come Oscar Velazquez. E guai a dire che a 39 anni per uno come lui è arrivato il tempo andare in pensione. Chi avrà modo di convincerlo per la prossima stagione avrà fatto un affarone, perchè uno come Oscar è sempre meglio averlo in squadra che trovarselo di fronte come avversario.