31/12/2022 17:46
Per l’Itria è stato un 2022 davvero pieno zeppo di soddisfazioni, con il "double" che le ha permesso di essere in sostanza la regina della Serie B ed ora un terzo posto che rafforza le aspettative e le ambizioni di squadra e società. Il 2022 possiamo riassumerlo cosi? Una domanda che abbiamo posto al presidente Nicola Felice.
“Quello del campionato scorso è stato, e resterà per sempre, un anno indimenticabile e difficilmente ripetibile con la conquista del ‘double’. Il bello della famiglia Itria è che dalla sua creazione lavora duramente per migliorarsi, ma senza darsi come obiettivo primario la vittoria del campionato o di altre competizioni, quindi senza opprimere con grosse responsabilità sia il mister che la squadra, cercando di far lavorare il gruppo in assoluta serenità e i risultati del nostro modo di lavorare da anni sono sotto gli occhi di tutti. Quest’anno sapevamo di dover affrontare un campionato duro come l’A2 e il nostro obiettivo - puntualizza Felice - era quello di non sfigurare, da matricola, in questa nuova categoria, con la speranza di raggiungere una salvezza tranquilla e nello stesso tempo mantenere il bilancio societario in ordine, affinché potessimo guardare con più tranquillità a quelle che saranno le sfide che il futuro ci metterà davanti. Questo perché sappiamo benissimo che, arrivati a certi livelli, le società diventano delle aziende vere e proprie, e come esse devono essere gestite con una dedizione giornaliera e una certa meticolosità cui porta via molto del nostro tempo: ma la passione per questo sport è il carburante che ci dà energia per far muovere tutta la macchina Itria. Abbiamo chiuso il 2022 con un sorprendente terzo posto in classifica, che gratifica di gran lunga il lavoro svolto da tutta la società; e ci godiamo il momento con la consapevolezza che siamo solo al giro di boa e altrettanto lavoro ci sarà da fare per coronare alla fine quello che già ad oggi è un anno eccezionale”.
- Traguardi raggiunti nonostante le difficoltà logistiche e strutturali che da anni si fanno sentire sull’organizzazione dell’attività…
“La società Itria sta lavorando con tutte le proprie componenti per dare un’immagine di sè come una società di spessore, che vuole iniziare a farsi conoscere da tutta la platea del nazionale cercando di mascherare quelle che sono le carenze strutturali del nostro territorio. Con i risultati che otteniamo cerchiamo di sensibilizzare sempre più le amministrazioni di Cisternino e Locorotondo per fare in modo che nel più breve tempo possibile possano mettere a nostra disposizione una struttura che ci possa ospitare, perché allenarsi tutta la settimana su un campo piccolissimo come quello di Cisternino per poi disputare le partite ufficiali in quel di Martina Franca, è una penalizzazione per chi prende parte a un campionato di livello come la Serie A2. Eppure queste difficoltà valorizzano maggiormente i risultati ottenuti dalla squadra: sfido chiunque a giocare tutte le partite casalinghe lontane dalla propria casa e dal proprio pubblico”.
- Il vostro è un settore giovanile in continua crescita e i ragazzi che giocano in prima squadra sono praticamente il prodotto del vostro lavoro negli anni. Come si pone la società di fronte alla riforma che invece non sta producendo effetti concreti per alimentare il ricambio generazionale nel tempo?
“La nostra realtà quando è partita, 5 anni fa, si è data come obiettivo imprescindibile quello di investire molto sul settore giovanile e nonostante all’epoca affrontavamo il campionato di Serie C2, abbiamo deciso di partecipare a tutti i campionati giovanili sia nazionali che regionali, creando una Scuola Calcio condotta da tecnici abilitati, che oggi tanti esperti del settore guardano con ammirazione. È sotto gli occhi di tutti che la riforma voluta dalla Divisione non ha prodotto quei benefici che ci aspettava relativamente al ricambio generazionale, ma nonostante questo, noi come Itria lavoriamo ed investiamo sul settore giovanile per fare in modo che il nostro di ricambio generazionale, a livello di prima squadra, sia il meno traumatico possibile, speranzosi che i frutti del nostro lavoro possano dare anche benefici alle varie Nazionali, che negli ultimi anni hanno attinto molto selezionando i nostri campioncini per le proprie formazioni”.