16/08/2024 08:25
Nell’ambito dei discorsi affrontati recentemente proprio su queste colonne, abbiamo toccato l’argomento della ristrutturazione dei campionati nazionali. Vietato pensare che oggi si possa ancora mettere mano alle dinamiche delle categorie, maschili e femminili, per eventuali correttivi da apportare già per questa stagione: quello che stato scritto è stato scritto e così resterà almeno fino al 30 giugno 2025. Semmai, approfittando anche del prossimo rinnovo della governance di viale Tiziano, diventa più che mai opportuno tirare da subito in ballo quello che si potrà fare per la stagione successiva, non solo per riformulare campionati che hanno chiaramente bisogno di un maquillage strutturale, ma anche per introdurre un sistema organizzativo delle categorie che, in primo luogo, punti chiaramente a qualificare il movimento correggendo le storture degli ultimi anni e, parallelamente, creare le condizioni per istituire una categoria che sia più vicina alle reali necessità della disciplina.
Stiamo parlando della Serie B2, per differenziarla da quella Serie B1 o di Eccellenza che, come avevamo spiegato nel nostro servizio dello scorso 11 agosto (LEGGI QUI), deve rappresentare la prima vera categoria qualificata del futsal apicale italiano. Da più parti, in verità, si è sentito dire che non sarebbe sbagliato chiamarla Serie C, in parallelo con quello che è il sistema identificativo dei campionati nazionali: indipendentemente dal nome, questa dovrà essere una categoria, su base interregionale, che creerà le condizioni per avviare le società verso le serie più importanti del nostro futsal fungendo da ammortizzatore nel passaggio tra i campionati regionali e quelli di punta nazionali.
Ci sono diverse motivazioni che ci hanno spinto a sostenere la tesi che sia più logica l’adozione di una quarta categoria nazionale “bassa” piuttosto che di un A2 Elite che, oggi, rappresenta un’inutile tappa di passaggio verso la Serie A. Questo perché è indubbio che le squadre che hanno ottenuto la promozione nella massima divisione hanno tutte dovuto affrontare un programma di rafforzamento importante per avvicinarsi ai canoni della Serie A: quindi, l’ipotesi che la creazione dell’A2 Elite avesse permesso una riduzione del differenziale rispetto alla A, rispettando tuttavia gli standard qualitativi della massima serie, è stata ampiamente superata da quelli che sono stati i dati offerti dalle operazioni di #futsalmercato, che hanno visto un paio di neopromosse (leggi Benevento e Manfredonia) modificare profondamente e i propri organici per avvicinare il più possibilmente il livello della categoria maggiore raggiunta. Semmai, con una controriforma basata sull’incremento dei giocatori “non formati”, nel rispetto della circolare CONI 1276/2004, il gap potrebbe ridursi in maniera sensibile, con l’ago della bilancia che tenderebbe ad un sostanziale ammorbidimento delle differenze attuali.
Fatto sta, l’A2 Elite, nel nostro progetto di ristrutturazione dei campionati nazionali maschili, non è contemplata, tutt’altro. La seconda categoria nazionale tornerebbe ad essere la Serie A2 e a seguire la Serie B. Si vivrebbe un effetto esattamente opposto a quello registrato nella stagione 2022/2023 quando, necessitando squadre per alimentare la costituenda A2 Elite, ci fu un considerevole travaso dall’A2 verso l’Elite e dalla B verso l’A2. L’A2, come scrivevamo appunto l’11 agosto, deve essere impostata su due gironi da 16 squadre ciascuno, per adattarne sia la conformazione che la durata alla Serie A; mentre la Serie B (B1 o di Eccellenza) si snoderebbe su quattro gironi da 14 squadre ciascuno. Ovviamente i meccanismi che regolamenteranno promozioni e retrocessioni andranno studiati con la dovuta attenzione, ma quello che appare urgente è l’istituzione della Serie B2 (o se vogliamo ribattezzarla Serie C) che va a inserirsi nella fascia tra regionale e nazionale dove in molti casi si acuiscono le difficoltà dell’impatto tipiche del passaggio (verso l’alto) di categoria.
Perchè la B2? Intanto perchè una ristrutturazione dei campionati nazionali di A2 e B processerà un passo indietro per molte squadre (conti alla mano almeno una trentina), le quali eviterebbero un ritorno in massa nei regionali scendendo in una categoria “limbo”. In questa fascia salirebbero tutte le 21 vincitrici dei campionati territoriali oltre le vincenti dei playoff tra le seconde classificate e quella della Coppa Italia regionale: bisogna sempre ragionare in funzione di quanto dispongono le NOIF riguardo le formazioni vincenti i rispettivi campionati di C1. Questo significa che, mantenendo a 26 il numero delle promozioni da considerare dai regionali, da un organico complessivamente di 56 squadre bisognerebbe prevedere retrocessioni per quasi la metà delle partecipanti, il che non favorirebbe di certo il consolidamento qualitativo della categoria. Interscambio evidentemente meno impattante introducendo una quarta categoria che può fungere da tampone.
Ma l’aspetto destinato a ottenere i riscontri probabilmente più significativi è dato dalla possibilità di poter iscrivere formazioni Under 23, le cosidette Squadre B, una soluzione già richiesta da più club dei campionati di vertice, che possono così trovare quei valori di gioco capaci di offrire ai giovani componenti di queste rose le opportunità di completamento del ciclo di formazione che sarebbe improbabile ricevere dalle attuali categorie giovanili, problema solo marginalmente risolto iscrivendo le squadre minori ai campionati senior regionali.
Poter dirottare i giovani ancora non in grado di competere ai massimi livelli, consentendo loro di migliorare sia come crescita che sul piano prestazionale, può costituire chiaramente un vantaggio per le società che decidessero di mettere in campo anche le Squadre B: il confronto con avversari più maturi è indubbiamente un fattore performante, che può facilitare lo sviluppo dei giovani giocatori semplificandone il cammino verso le prime squadre. La possibilità di poter fare classifica e, dunque, competere concretamente per gli obiettivi fissati dal campionato, può rappresentare uno stimolo migliorativo sul piano formativo, dando un peso psicologicamente diverso al confronto sul campo con avversari di altro spessore.
Insomma, la Serie B2 può essere una vera e propria panacea per il nostro futsal, coniugando tante opportunità. L’A2 Elite, detto in tutta franchezza, oggi è una categoria superata, che risolve le necessità delle società e non ha il potere di equilibrare le differenze con la Serie A. E’ il nostro suggerimento per chi salirà a viale Tiziano, un’opportunità che riteniamo sia da cogliere al volo per avviare un serio progetto di riforma dei campionati maschili, ridando la giusta collocazione ai campionati che, per effetto delle scelte sbagliate di chi ha operato nella stanza dei bottoni romana, hanno dovuto registrare loro malgrado un ridimensionamento dei valori e della competitività a tutti i livelli.
cas.