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02/07/2024 00:09

Limitare gli sponsor danneggia i club del futsal: la Divisione faccia valere la sua autonomia!

Comunicato Ufficiale numero 1, Capo VII, pagina 66, “Norme relative ai campionati”, paragrafo 23: “È consentito per le Società apporre sugli indumenti di gioco non più di cinque marchi pubblicitari, della natura e delle dimensioni fissate dal Consiglio Federale e con la preventiva autorizzazione della Divisione Calcio a 5”. 


Se la Divisione Calcio a 5 voleva andare dritta allo scontro frontale con le sue società, in particolare della Serie A, probabilmente non poteva trovare modo migliore di alimentare le ostilità. In una situazione già di per sé difficile sul piano congiunturale, dove sta diventando ogni giorno sempre più arduo reperire le risorse economiche per portare avanti un’attività agonistica arrivata a toccare punte ai limiti dell’insostenibile per società che, lo ricordiamo, sono dilettantistiche, arriva la mazzata da chi il movimento dovrebbe sostenerlo e incentivarlo e che invece lo sta portando progressivamente all’implosione.


Abbiamo scritto che qualcuno l’ha già ribattezzata la follia del primo luglio. Come poter pensare diversamente al cospetto di una norma, introdotta per la prima volta dalla Divisione Calcio a 5 nel Comunicato Ufficiale numero 1 di quest’anno, che penalizza in maniera palese i club, ma non solo di Serie A, che si vedono chiaramente tarpati proprio nel reperimento di quelle risorse fondamentali per il sostentamento della loro attività? Perchè l’obbligo di limitare a soli cinque marchi pubblicitari la presenza dei brand delle aziende che con il loro contributo aiutano le società del futsal ad andare avanti, anche se stiamo parlando di una regola scritta da tempo e quasi mai rispettata, equivale a scrivere l’inizio di una condanna.


Per questo la consideriamo una norma inopportuna, fuori da ogni logica comprensione, introdotta non si capisce per quale motivo dalla Divisione Calcio a 5 e destinata ad aumentare le difficoltà che le società di futsal (ma non solo di futsal perchè colpisce il mondo dei dilettanti del calcio a tutti i livelli) vivono quotidianamente, dove i dirigenti fanno letteralmente i salti mortali per far quadrare i conti. Ricordiamo bene quando un nostro lettore, qualche giorno fa, scrisse che i presidenti erano dei Santi che regalavano emozioni: aveva inquadrato con una precisione disarmante la sacrosanta verità.


Ma la verità, al di là dello sforzo di tutti coloro che vivono la loro battaglia sportiva immedesimandosi nel ruolo costituzionale riservato a chi rappresenta lo Stato sui territori, è che con questa disposizione siamo andati decisamente fuori strada, perchè l’estensore del Comunicato Ufficiale n.1, ha sorvolato su quell’autonomia che viene riconosciuta alla Divisione Calcio a 5 dall’articolo 20 del Regolamento della Lega Nazionale Dilettanti e che attesta appunto “…l’autonomo reperimento di risorse finanziarie e contributi finalizzati al sostegno delle proprie attività”, peraltro “con vincolo di destinazione di tali risorse e contributi alla medesima Divisione”. Cioè, la Divisione, autorizzata a muoversi liberamente per cercare le risorse e comunque consentire di fatto, alle proprie società, di poterle reperire, deve limitare l’approvigionamento delle fonti economiche necessarie per andare avanti perchè la LND - attraverso la stessa Divisione - impone restrizioni! Una cosa veramente inaccettabile!


E tutto questo proprio nel momento in cui la Serie A ha deciso di fare quadrato e di schierarsi compatta per riuscire ad ottenere il riconoscimento dei diritti dei club rappresentati, schierati in prima linea per la valorizzazione del prodotto futsal, che vogliono riuscire a dare un senso concreto al loro impegno non solo sportivo, ma che costituisce un importante volano sociale soprattutto in quei territori dove alla nostra disciplina viene attribuito un valore aggregativo non indifferente, fino a rappresentare l’identificazione con una comunità. Ma la ricerca di un dialogo costruttivo, quel dialogo richiesto per progettare un futsal compatibile con le nuove necessità, non sta trovando il riscontro istituzionale che sarebbe stato auspicabile e la disposizione di pagina 66 deve rafforzare la volontà dei club di alzare un fronte comune per tutelare gli interessi di un movimento intero che rischia seriamente di scivolare nell’anonimato sportivo.


La Divisione Calcio a 5 deve impugnare attivamente le disposizioni statutarie e regolamentari contenute nelle leggi del calcio, le deve far valere a tutela degli interessi delle proprie società, deve imporre il rispetto delle regole e dei propri diritti, invece di dipendere dalle volontà di piazzale Flaminio. Quella parola, autonomia, ha un valore preciso che oggi la Divisione Calcio a 5 ha perso di vista, ma che ha il dovere di recuperare per assicurare alle proprie società la libertà di giocare il loro sport alla maniera che più desiderano. Ma al tempo stesso deve impegnarsi a sostenere l’attività dei club, aiutandoli nella gestione di un quotidiano sempre più complicato, dove l’introduzione della recenti normative fiscali ha di fatto reso più pesante l’attività gestionale, mentre invece non riesce a dare una struttura funzionale ai propri campionati, andando addirittura a incrementare le problematiche delle società.


Se alla Divisione è stata riconosciuta l’autonomia operativa sia gestionale che finanziaria è giusto che le società facciano sentire la loro voce per goderne i benefici. Quella disposizione non va corretta ma cancellata, permettendo ai club di continuare a sostenere le loro attività nei termini e nei modi giusti per assicurarsi il sostentamento economico senza limitazioni inopportune e francamente destabilizzanti.


Le urne sono dietro l’angolo, ricordiamocelo!