Lo sfogo di Marco Vacca: "Fare futsal a Cagliari è sempre più complesso". Sardinia e Sestu insieme!

Quella del Sardinia (che si è sommata a quella del Sestu Città Mediterranea) è stata una rinuncia che ha riportato in evidenza il problema di quanto sia diventato difficile fare futsal nazionale, a Cagliari e provincia, ai tempi della riforma. Che ha evidentemente toccato profondamente l’attività organizzativa non solo dei club del nazionale, ma si è riverberata anche su quelli del regionale: ed è proprio questo il primo aspetto che mette sotto la lente d’ingrandimento Marco Vacca, numero uno del Sardinia ma soprattutto tra i dirigenti storici del calcio a cinque isolano.


“Ormai la piazza di Cagliari, per quanto riguarda il futsal - analizza Vacca - è diventata complicata per le società. Intorno a questa città ruotano troppe società: solo nel nazionale ce ne saranno sei in Serie B e una in A2 Elite, oltre le formazioni di Serie C1 che fanno una spietata concorrenza alle squadre del Nazionale. Aggiungiamo che, vivendo in un'isola, si è praticamente costretti a utilizzare atleti formati di fatto esclusivamente del Cagliaritano: dico del Cagliaritano e non della Sardegna, in quanto il futsal, in questa regione si è sviluppato praticamente solo nella provincia di Cagliari e questo ha limitato numericamente la crescita dei giocatori di livello. Era importante fare questa premessa perchè con un numero risicato di giocatori disponibili per così tante società, costruire un roster in grado di ben figurare è possibile solo se si accettano le condizioni dettate dai formati, i quali, essendo pochi, sono consapevoli di poter imporre le loro richieste economiche. Questa situazione, lo scorso campionato - rileva Vacca - ha portato in Serie B a ben cinque retrocessioni delle squadre sarde, oltre ad una salvezza arrivata nei playout e con due sole squadre che si sono salvate ma senza riuscire ad arrivare ai playoff: in pratica una sconfitta per tutte”. 


E’ un problema generale, ma sull’isola è molto più sentito che altrove e Vacca lo ribadisce.


“Le stesse difficoltà, con i formati, le hanno tutte, è vero, ma in Sardegna sono amplificate dalla insularità della nostra regione. Una riforma era obbligatoria, è vero, e le riforme non danno mai frutti immediati, ma parallelamente andavano prese delle contromisure, come inserire nel quadro dell’attività un campionato Under 21 con 3 o 4 fuoriquota Under 23; aggiungerei che i gironi di Serie B e A2, contestualmente, si sarebbero dovuti ridurre, per dar modo alle squadre di non dover arrivare… alle aste per definire accordi economici con i giocatori. Purtroppo oggi, per poter arrivare ad avere un numero adeguato di elementi, le squadre sono costrette ad inserire in rosa atleti non ancora pronti per affrontare campionati nazionali, e se si aggiunge a tutto ciò la catastrofica riforma sullo sport, questa nuova figura del safe-guarding, il danno è completo”


Marco Vacca si lascia andare a una riflessione conclusiva che apre le porte ad una interessante e stuzzicante novità.


“Il calcio a 5 di Serie B non può sostituire il mio lavoro e purtroppo, per come intendo io l'organizzazione di una società, con le nuove incombenze, dovrei dedicarmi ed espormi oltre quello che è il valore che io dò a questa categoria. Ho provato a confrontarmi con diversi colleghi per capire se ci fossero state le condizioni per un accordo che potesse portare ad unire le forze ed ho trovato in Francesco Agus (il presidente del Sestu Città Mediterranea, n.d.c.) un’ottima unione di intenti: insieme disputeremo il campionato di C1 per tornare, speriamo presto, dove le nostre società meritano di stare, ossia in quella che io amo definire la ‘nostra casa’, la Divisione Calcio a 5”.