Mazara, speciale ‘double’. Bruno: “Perdere una sola gara in stagione vorrà pur dire qualcosa…”

Un trionfo eccezionale. Il Mazara strappa il punto della Serie A2 ad Ispica e dopo la coccarda tricolore di Serie B, si regala la promozione. I numeri direbbero che la formazione trapanese è la più forte della categoria, avendo vinto entrambe le competizioni. Ma non ditelo a mister Enzo Bruno che risponde così alla nostra “provocazione”.

“La più forte? Non credo proprio, alla fine ne vince una sola e il caso ha voluto che sia stata la nostra” (ride, ndr).

Tanto lavoro dietro, una forte simbiosi tra staff tecnico e squadra più volte ricordata, grande condizione soprattutto mentale oltre che fisica. Difficile stabilire quali siano state le chiavi di questo doppio trionfo…

“La parola simbiosi ci sta a pennello, per una squadra che non ha sbagliato nulla, se non l'approccio iniziale di alcune partite. Per il resto, forza mentale assurda, ragazzi che ci hanno creduto sempre fino alla fine, anche quando il tempo segnava due secondi. Sicuramente perder una sola partita tra campionato e coppa vorrà pur dire aver lavorato bene a livello fisico, tattico e mentale. Ma non dimentichiamo che alchimia tra i giocatori è fondamentale; alla fine sono andati loro in campo”.

La dedica del mister.

“La dedica è un po' per tutti quanti. Diciamo che è il leitmotiv di tutto l'anno: insieme! Quindi famiglia, a cui ho tolto quel poco tempo libero a disposizioni e che mi ha seguito sempre ovunque, presidenti, staff tecnico, dirigenza, giocatori e soprattutto il nostro grandissimo pubblico che ci ha fatto sentire il proprio calore sempre”

La chiosa del tecnico con una nota stonata.

“Una nota stonata è sicuramente la mancata obbligatorietà ai fini dell'iscrizione ai campionati, di tutta la documentazione necessaria ad accogliere pubblico nei palazzetti. Mai come quest'anno, con tanti tifosi al seguito, ci siamo accorti di quanti palazzetti non siano agibili al pubblico. Sarebbe ora di sistemare ciò se vogliamo dare visibilità a questo sport tanto bistrattato e sottovalutato, perché alla fine lo sport è della gente, nessuno ne è padrone”.