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08/02/2024 16:14

Questa Italfutsal è da riorganizzare: ma ora le scelte di Bellarte devono portare a risultati certi

Se c’è una cosa che, al di là anche delle più logiche e ragionevoli spiegazioni, non abbiamo mai gradito pur avendo sempre cercato di interpretare le situazioni offrendo comunque un contributo sufficientemente esaustivo per dare un senso alle nostre considerazioni, è il fatto di dover mascherare - o addirittura travisare - la realtà. Inutile starci a discutere: la cinque giorni dell’Italfutsal in Marocco è stata insoddisfacente, sia per quanto riguarda i risultati (e di conseguenza gli effetti che questi producono) che le stesse prestazioni. Anzi, se proprio vogliamo essere sinceri, l’insoddisfazione è palesata più dalle prestazioni nei test con il Marocco e nel secondo tempo con la Serbia, che dai risultati in se’ e per se’.


Le giustificazioni? Ma indubbiamente ci sono, chi può dire il contrario? L’elevato livello delle Nazionali marocchine affrontate (la cui Squadra A è ormai costantemente tra le prime dieci del ranking mondiale: al momento di scrivere è all’ottavo posto), lo stesso fatto di dover giocare tutti i giorni per cinque giorni e a certi ritmi, mettiamoci anche l’assenza per infortunio di un giocatore cardine come Carmelo Musumeci. Ma leggere testualmente, come scrive il sito della Divisione Calcio a 5 nell’apertura dell’intervista a Nicolò Pieri (LEGGILA QUI) che, “…Nonostante sia mancata la vittoria, gli azzurri hanno dato grandi segnali di crescita, affrontando ogni incontro a viso aperto e dimostrando di aver intrapreso la strada giusta”, beh, francamente si sta cercando davvero di mettere la testa sotto la sabbia.


Possiamo capire tutto. Che gli azzurri hanno affrontato ogni incontro a viso aperto (avete mai visto una partita della Nazionale giocata tanto per firmare la presenza in campo?) e che abbiano dimostrato di aver intrapreso la strada giusta (siamo all’inizio di un percorso di “rinnovamento” che dovrà portarci sino alle qualificazioni per gli Europei del 2026 che scatteranno a fine anno) ma dire che sono stati evidenziati “grandi segnali di crescita”, in tutta sincerità stiamo esagerando. Ma non perchè la Nazionale non li ha mostrati, ma noi di “grandi segnali di crescita” non ne abbiamo proprio visti. Poi se stiamo parlando dell’impatto positivo con la scena internazionale di Brunelli e Molaro, oppure che l’aria della Nazionale ha stuzzicato la positiva vena di Arillo e che l’Italfutsal possa continuare a contare su certezze come Merlim (ma ricordiamoci che quest’anno compirà 38 anni) e Motta, questo non vuole affatto dire che sul piano prestazionale ci siano stati “grandi segnali di crescita”. Anzi…


Perchè portando il discorso sulla valutazione tecnica e tattica, non c’è stata amichevole in cui chi ha assistito dall’esterno ha avuto la sensazione che la nostra Nazionale prima o poi avrebbe preso il sopravvento, e questo tanto nei due test della formazione maggiore che negli altrettanti disputati dalla selezione sperimentale. La quale, piuttosto, proprio quando si è presentata in campo contando su rinforzi “over 23” Donin e Molaro (che sono ambedue classe 1998), non è apparsa complessivamente all’altezza dei pari età marocchini: e se nel 5-3 patito nella gara d’esordio qualcosa di convincente si era pur visto, nel successivo ko per 4-1 l’impressione avuta è stata quella di una squadra solo in poche circostanze capace di arginare una superiorità dei giovani Leoni ineluttabile.


Se poi spostiamo le nostre argomentazioni sulla Squadra A corriamo il rischio di tornare a riporre gli stessi interrogativi legati ai perché di certe episodi. Nessuno ci toglierà dalla testa l’accelerazione di Amazal nella prima amichevole vinta dal Marocco per 4-0, che ha letteralmente bruciato Dudù, lasciandolo arrancare e creando le condizioni per la rete del poker nordafricano. Ma anche la sofferenza prodotta dalla qualitativa manovra dei marocchini sempre in quella gara, legata ad un atteggiamento erratamente attendista che è cambiato nel momento in cui si è passati ad una difesa alta, in cui il gioco del Marocco è stato evidentemente messo in relativa difficoltà dalla pressione sulla trequarti avversaria dei nostri avanti. Ma anche nel terzo test perso per 3-2, siamo sinceri, non abbiamo mai avuto la percezione che l’Italia potesse chiudere quel collaudo almeno pareggiando, perchè le occasioni create dalla squadra di casa, come riportate nella cronaca da noi sviluppata di quel match, sono state numerose ed hanno portato alla realizzazione delle due reti che hanno ribaltato il vantaggio azzurro di metà gara.


Quindi, tornando al punto di partenza, cerchiamo di affrontare con estremo realismo la questione azzurra: oggi la nostra Nazionale è completamente da riorganizzare. Non da ricostruire. Le scelte fatte dal Ct fino a questo momento, hanno solamente sollevato un ingiustificato entusiasmo nei commenti post-vittoria sulla Svezia, la Macedonia del Nord e anche sulla Slovenia nella prima gara dell’ultimo Elite Round pre-Mondiale: anche volendo spezzare una lancia in favore di Bellarte, è chiaro che sono la risultante di quello che il nostro futsal produce oggi. E che verosimilmente continuerà a produrre fino a quando non verrà smontata una riforma che non ha portato al minimo risultato di quanto avrebbe dovuto illusionisticamente fare.


Questo cosa sta a significare? Intanto che a Bellarte concediamo la nostra “fiducia condizionata”, considerando che il Marocco (e la Serbia) sono stati il punto di ripartenza di una fase di questo “progetto azzurro”, che - senza dimenticarlo - è passato sin qui attraverso due fallimenti, ossia i pessimi Europei di Groningen e le altrettanto negative eliminatorie ai Mondiali uzbeki del prossimo autunno, con i risultati incassati che ci hanno spinto al di fuori di quella Top Ten nel ranking internazionale dove ci siamo trovati a contendere a Brasile e Spagna, in un recente passato, la palma di migliori al mondo. Il Ct sa bene che davanti a sé ha tanti mesi per sperimentare i migliori prodotti del futsal apicale italiano, magari andando a scovare anche pedine utili nelle categorie inferiori (Molaro ne è un esempio, ma ci aspettiamo che non si fermi solamente a lui). Ma altrettanto, a fine anno, ci attendiamo che i riscontri del suo lavoro siano tangibili e che l’Italfutsal che verrà sia una squadra equilibrata ma valida sul profilo tattico, concreta ma allo stesso tempo di alto livello sul piano tecnico.


E’ vero, lo sappiamo bene, affrontare in amichevole il Portogallo e anche lo stesso Marocco non è la stessa cosa che giocare contro avversarie piazzate in posizioni arretrate rispetto alla nostra nel ranking, ed è anche vero che certe lacune nel gioco si rilevano specialmente quando hai la possibilità di confrontarti contro squadre più forti. Ma talvolta giocare contro Nazionali classificate alle nostre spalle può anche essere opportuno per l’aspetto collaudativo, prestazionale e, in caso di risultati positivi, anche psicologico. Perchè vale sempre il detto che vincere aiuta a vincere, senza però perdere di vista la strada della crescita collettiva, che dipende assolutamente dalle scelte che verranno fatte e che indirizzeranno il percorso azzurro nei prossimi mesi.