
02/02/2025 00:00
Incontenibile, anzi letteralmente indemoniato sul parquet del PalaCatania: le sue conclusioni (di destro, di sinistro, dalla distanza…) hanno fatto spellare, e ripetutamente, le mani ai 3000 presenti in occasione di Italia-Bielorussia giocata giovedì sera; calmo, serafico, riflessivo quando si tratta di rilasciare un’intervista vecchia maniera (in presenza e senza l’ausilio di call, chat, videochiamate e messaggi audio…).
Ecco le due versioni di Matheus Barichello (scortato a vista dall’ufficio stampa della Figc, Matteo Santi) autore di una prestazione “monstre” contro la Bielorussia tanto che dei 48 tiri della Nazionale azzurra ben dieci, di cui otto piazzati in porta, sono firmati dell’universale dell’Italservice Pesaro; 21, invece, le conclusioni della Bielorussia: statistiche (realizzate dall’Uefa) che sottolineano il dominio (non tramutato in gol) della squadra di Samperi.
Giovedì le hai provate tutte per riuscire a segnare, calciando da ogni posizione, ma Luksha non ha sbagliato un intervento…
“Noi conoscevamo il loro modo di giocare e che affrontarli puntando sull’uno contro uno sarebbe stato pericoloso per loro, il mister (Samperi, n.d.r.) mi ha spinto tanto a cercare l’iniziativa personale e le conclusioni in porta. Ho cercato in tutti i modi, destro, sinistro, da vicino, da lontano… però, purtroppo, giovedì la palla non voleva entrare e non sono riuscito a dare il giusto contributo alla squadra”.
A menta fredda, è un punto guadagnato o due persi?
“Alla fine, è un punto guadagnato perché siamo riusciti a raggiungere il pareggio poco prima che finisse la partita; rivedendola, per tutto quello che abbiamo fatto, abbiamo creato tanto, avremmo meritato la vittoria”.
Cosa ti porterai di questa gara giocata a Catania, in un palazzetto gremito come pochi….
“A Catania, secondo me, ho disputato la migliore prestazione individuale, dove sono riuscito a creare di più per la squadra, però non sono riuscito a concretizzarle in un gol. Giocare in palazzetto così caldo, dove ci sono tanti tifosi che cercano di spingerti a vincere è una cosa bellissima. È anche questo mi porto da Catania: vedere che le persone ci tengono a questo sport e cercano di sostenerci, quest’esperienza me la porterò per tutta la mia vita!”
Sei diventato l’”oggetto del desiderio” di varie formazioni di Serie A: alcune società sarebbero disposte a fare follie. Come ti senti al centro delle attenzioni? Ti aspettavi di divenire l’uomo simbolo del mercato?
“Non mi aspettavo di essere uno dei giocatori più richiesti dal mercato perché sono una persona molto tranquilla, molto dedita alla famiglia e quindi, di solito, non cerco di cambiare tanto squadra e, infatti, a Campobasso sono rimasto per sette anni, pur avendo altre richieste; sono una persona che cerca di stare bene psicologicamente, di stare in un posto dove mi trattano bene ed a Pesaro posso dire che ho trovato questo: sono convinto che la squadra farà qualcosa di più di quello che abbiamo fatto sino a questo momento e spero di non aver bisogno di cambiare squadra per raggiungere altri obiettivi”.
Con buona pace di chi non ne ha capito per tempo il valore e con la felicità dei tifosi dell’Italservice Pesaro che potranno continuare a godersi le mirabilie dell’universale dalla chioma bionda…
Ludovico Licciardello