Pizza replica a Bergamini: "L'Italservice ha cercato sempre il dialogo: nessuno ci ha mai risposto"

“Un fatto grave, mi è dispiaciuto, perchè non c’è stato alcun confronto con la Divisione. La logica del “io gioco solo se vinco” non mi piace”.


Questa frase, data dal presidente della Divisione Calcio a 5, Luca Bergamini, in risposta ad una domanda posta da Andrea Pugliese nell’ambito di un’intervista pubblicata oggi sulla Gazzetta dello Sport (in gallery il ritaglio), ha mandato letteralmente su tutte le furie il massimo esponente dell’Italservice Pesaro, Lorenzo Pizza. Che ha preso di petto l’argomento ad ha risposto in maniera decisa ma garbata al numero uno di piazzale Flaminio, mettendo in chiaro i contorni di un rapporto che nella sostanza non è mai decollato, come riferisce Pizza nel comunicato stampa del club rossiniano su questa vicenda.


IL COMUNICATO-REPLICA - “Ho personalmente scritto e telefonato più volte in questi mesi al Presidente della Divisione Calcio a 5, Luca Bergamini, per provare a confrontarci prima sulla riforma e poi sul discorso Champions. Non ho mai ricevuto alcuna risposta. Sono rimasto davvero basito stamattina quando sulla Gazzetta dello Sport ho letto le sue dichiarazioni, in cui praticamente ha affermato il contrario”. 


Parole del presidente dell’Italservice Pesaro, Lorenzo Pizza, in replica alle dichiarazioni apparse appunto questa mattina sulla Gazzetta dello Sport, rilasciate all’interno di una ampia intervista dal Presidente della Divisione, Luca Bergamini.


Al centro della questione la rinuncia del Pesaro a partecipare alla Uefa Futsal Champions League in questa stagione. La frase che ha fatto saltare dalla sedia il patron biancorosso è una: “Mi è dispiaciuto perché non c’è stato alcun confronto con la Divisione”.


“Ho provato a mettermi in contatto con Bergamini tantissime volte, ho anche tutti i messaggi senza risposta se volete. Sono scioccato che abbia affermato il contrario – afferma Pizza. - Gli ho inviato un messaggio anche questa mattina subito dopo aver letto il giornale. E anche questa volta, al momento, non ho ricevuto alcuna risposta. Così si ledono la nostra immagine e la nostra reputazione – conclude Pizza. – Ora mi auguro ci venga concesso il diritto di replica perché quanto dichiarato al riguardo è esattamente l’opposto di quanto realmente accaduto. Peraltro parliamo di una società, la nostra, che negli anni scorsi ha investito tantissimo e dato tanto a questo sport, sotto ogni punto di vista. Abbiamo costruito anche un settore giovanile con centinaia di tesserati. Tutto mi aspetto tranne che il Presidente della Divisione Calcio a 5 dichiari sulle colonne di un giornale importante come La Gazzetta dello Sport, qualcosa di non vero e contro il nostro operato. Sono davvero scioccato”.




(cas.) La cosa che ci lascia più perplessi di questo nuovo episodio sulla saga del nostro futsal è il tono di "certezza" che esprimono le parole del presidente Bergamini nell’intervista pubblicata oggi da La Gazzetta dello Sport. Certezze che non solo non vediamo ma che facciamo addirittura fatica a immaginare per il futuro prossimo. E con le certezze le contraddizioni che partono da una riforma senza senso passando per l’assenza di progetti di crescita dei vivai e finendo per affondare nel mare delle parole sulle quali si vuole costruire il futuro della nostra disciplina.


Gli effetti della riforma dove sono? Dove sta questa nuova generazione di talenti indigeni che avrebbe dovuto prendere forma dalle ceneri del “vecchio modo” di fare futsal? Quello al quale abbiamo assistito è stato uno svuotamento a cascata delle risorse e un abbassamento del livello delle rose in tutte le categorie, Serie A compresa. E l’anno prossimo, con l’ulteriore taglio dei “non formati”, il livello calerà ancora di più, o meglio, si appiattirà oltremodo verso il basso. 


Risolveremo tutto col doppio tesseramento? Quanti progetti di collaborazione sono stati partoriti per incentivare questo scambio tra calcio e futsal? Dateci i numeri. E i progetti per il “ripopolamento” del futsal? Diteci se c’è un piano per favorire lo sviluppo dei vivai e dove si sta attuando. Troppo facile dire “recuperare quello che il calcio perde… dare una seconda vita sportiva ai giovani dai 18 ai 23 anni” e non avallare le richieste società di Serie A che chiedono di valorizzare i propri giovani con una seconda squadra da schierare in Serie B per farli maturare più velocemente. 


E poi come non doversi raffrontare con sistemi molto più evoluti del nostro, vedi la Spagna e il Portogallo, che in Europa dettano legge con nazionali Under 19 composte da ragazzi che già giocano titolari ai massimi livelli. Dire che era più comodo cercare giovani già formati all’estero equivale a non conoscere il sistema di formazione italiano, che nel futsal - tranne qualche rara eccezione - è praticamente nullo. E che adesso, con un tocco di bacchetta magica, si vuole realizzare credendo che il futsal del futuro si poggerà su giovani che preferiranno le inesistenti garanzie professionali di una disciplina dilettantistica alle più concrete opportunità lavorative che la formazione scolastica permetterà di coltivare.


Ma ci domandiamo ancora: quale sarebbe l’attenzione posta alla formazione? I progetti per favorirla dove sono? Sono decine e decine le società che stanno da anni provando ad entrare nel mondo della scuola, dove non solo si trovano muri strutturali rappresentati dall’insufficenza dell’impiantistica, ma anche sportivi, con pallavolo e basket che non concedono nemmeno le briciole in termini umani.


“Si è creata una frattura con la base, perdendo ciò che di buono c’è a livello amatoriale”. Ma anche "Il futsal come lo conosciamo noi nasce lì, nelle palestre". La chiudiamo qui.


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