
28/06/2021 12:29
Per molti la ripartenza del campionato di Serie C1 è stato un risultato importante, un segnale di quella che era la volontà dello sport, anche minore, di dover rispondere al grande problema che la pandemia ha generato a livello planetario. E noi ci accodiamo ai pareri positivi. Una ripartenza che sembrava essere la panacea di tante situazioni, ma che alla fine - riguardo il futsal - si è rivelata un mezzo flop, che i numeri hanno certificato in maniera impietosa: solamente 73 le società tornate in campo a fronte delle 300 tonde tonde che costituivano l’organico complessivo dei 19 campionati regionali disseminati lungo la Penisola. Come a dire che solamente il 24% dei club iscritti ha deciso di rispondere alla chiamata, peraltro incentivata da una serie di “vantaggi” promossi dalle linee guida stabilite dal presidente della FIGC, Gabriele Gravina.
Alla fine del percorso (che in verità si completerà domani con l’assegnazione delle ultime due promozioni) si può chiaramente parlare di un insuccesso, che ha portato anche l’aggravante di una serie di competizioni giocate con formule a mò di torneo e non molto gradite. Ma tant'era... Se da una parte l’applauso è d’obbligo e doveroso a chi ha coraggiosamente abbracciato la volontà di dare un calcio al Covid tornando a svolgere attività con l’aggiunta anche di ulteriori spese legate all’attuazione dei rigidi protocolli previsti (nel complesso le partite rinviate si sono contate sulle dita di una mano, e questo va a premiare l’attenta applicazione delle norme restrittive disposte dalla FIGC); dall’altra non si può rilevare la non certo edificante immagine che il futsal regionale, anche se mascherato dal preminente interesse nazionale tanto invocato dalla Lega Nazionale Dilettanti, ha ricavato da una stagione che era partita nella piena consapevolezza delle difficoltà che si sarebbero scatenate e che poi, in effetti, si sono manifestate.
Nessuno però aveva previsto che alla fine della stagione si sarebbe potuto creare un ulteriore problema e di non certo semplice soluzione, che nel caso del Veneto rischia di lasciare un segno profondo sull’organizzazione del campionato di Serie C1 della stagione post-Covid. Un caso paradossale, forse limite, ma che in via della Pila sta già cominciando a creare le dovute preoccupazioni.
ALL’ORIZZONTE UNA C1 A 8 SQUADRE? - Michele Di Giambattista (nella foto di C5time), in effetti, non può certo sorridere pensando che uno dei campionati di vertice regionale più competitivi d’Italia, quello che nel torneo della ripartenza ha prodotto ben due promozioni sulle otto partecipanti alla competizione congiunta con l’Emilia Romagna, rischia concretamente di perdere la metà della sua forza. In che modo?
14 erano le società iscritte all’inizio della stagione 2020/2021. Di queste solamente quattro hanno deciso di ripartire e due di loro sono salite di diritto in Serie B: la Tiemme Grangiorgione vincendo il campionato e l’Isola5 vincendo la gara dei playoff nazionali con la rappresentante del Lazio. E il numero si riduce a 12.
L’Annia Serenissima ha già comunicato che non si iscriverà alla Serie C1 della nuova stagione ripartendo probabilmente con una squadra CSI. Dal canto suo, lo Schio ha formalizzati la fusione con Carrè Chiuppano e Valli dando luogo all’Alto Vicentino Futsal che prenderà parte al campionato di Serie B (ma circola la voce che il nuovo club chiederà l’ammissione alla Serie A2). E il numero si riduce a 10.
Calcio Padova e Gifema Luparense, che hanno partecipato all’attività ufficiale in seguito alla ripartenza, hanno già pronte le domande di ammissione alla Serie B, sulle quali è vero occorrerà il parere del Comitato Regionale ma ricordiamo che la loro iniziativa risponde a quanto previsto dalle linee guida enunciate da Gravina al momento di autorizzare la ripresa dei campionati di Serie C1 a livello nazionale. E così il numero si riduce a sole 8 società aventi diritto.
Ma non solo. Con il campionato di Serie C2 che è stato di fatto annullato ,non sarà possibile compilare graduatorie di merito che permettano l’assegnazione dei posti liberi nella categoria superiore, a meno che il problema non arrivi sulle scrivanie che pesano al quarto piano di Piazzale Flaminio, a Roma, per le decisioni al riguardo.
A conti fatti, una ripartenza che per il Comitato Regionale del Veneto può tramutarsi in una lunga serie di grattacapi, problemi ai quali il presidente Ruzza e il responsabile regionale Di Giambattista stanno già dedicandosi per trovare una soluzione adeguata. Quale sarà? Ci piacerebbe saperlo anche a noi… non tocca far altro che aspettare.