
11/03/2023 07:40
C’è un motivo per il quale qualcuno un giorno coniò un appellativo particolare per Roberto Osimani: il Vate di Chiaravalle. Il tempo ho dato ragione a quel qualcuno e al motivo per il quale quelle quattro lettere calzavano a pennello: perchè Roberto Osimani è una sorte di sacerdote del futsal, uno dei quei pochi personaggi depositari del significato etimologico della parola futsal e lo traslano sulle lavagnette e nelle decisioni. Poi Chiaravalle, la città dove abita, ma ha dimostrato di poter predicare col suo verbo ovunque con la stessa penetratività. E quello che sta facendo a Cesena ne è la dimostrazione.
Questo pomeriggio la comitiva romagnola partirà alla volta di San Rufo, dive domani pomeriggio, alle 17, affronterà il Lido di Ostia nella prima semifinale della Final Four di Coppa Italia. E la nostra chiacchierata con Roberto Osimani parte subito dalla sfida con il Lido di Ostia.
- Fermo restando il discorso della gara secca che elude qualsiasi questione a livello di pronostico, sei comunque dell'idea che il sorteggio non è stato benevolo perchè, a conti fatti, ve la vedrete con una squadra che si presenterà a San Rufo col morale a mille dopo la vittoria sul Genzano. A parte l'aspetto tecnico, quanto peserà proprio il fattore mentale nella vostra semifinale?
“Beh, quando arrivi a giocare con le 4 qualificate di tutta la Serie A2 è molto probabile che trovi sul percorso una squadra molto forte. Il caso del Lido? Direi che la classifica del nostro girone certifica il valore di questa squadra, che appunto arriva con il vento in poppa dopo la vittoria col Genzano. Siamo due squadre che ci conosciamo bene, questo può essere un vantaggio ma allo stesso tempo uno svantaggio. Mentalmente è difficile dirlo, per noi potrebbe essere un premio gia essere arrivati qui, ma poi, quando si scende in campo, ci si dimentica tutto e si gioca per ottenere il massimo che il campo ti da”.
- Tu hai vinto la Coppa Italia di A2 con il Pesaro nell'edizione di Villorba, era una Final Eight e vinceste quella competizione da outsider. Ecco, il fatto di non partire con i favori del pronostico quanto può essere importante in una rassegna come le finali di coppa dove, rispetto al campionato, subentrano anche altri fattori tra i quali il peso di giocare la finale a 24 ore di distanza dal primo confronto?
“Non è detto che la coppa la vinca la squadra migliore, ma spesso quella che sta meglio in quel momento. Prevederlo prima è sempre difficile. Sicuramente con il Lido l'effetto sorpresa non ci sarà, loro ci conoscono bene”.
- Il Cesena ti ha chiamato lo scorso anno per impostare un programma importante che ha già prodotto una promozione dalla Serie B in A2, una finale di Coppa Italia cadetta, una qualificazione alla Final Four e, anche se la matematica non lo conforta, un più che probabile passaggio in Elite. Sono dati di fatto…
“Si, devo dire che qui a Cesena sono stato fortunato nel trovare una club strutturato che ha creduto in me insieme ad un gruppo di giocatori, che non solo hanno valori tecnici importanti, ma un grande senso di appartenenza al club. Io non fatto altro che raccogliere i frutti delle precedenti semine. Il tempismo è tutto”.
- Infine, alleni il Cesena ma alleni anche la Nazionale di San Marino. Come connubi questo duplice mandato che, possiamo dirlo, è un attestato alle tue capacità di allenatore?
“Il doppio incarico è faticoso, ma grazie alla disponibilità del Cesena e della Federazione di San Marino riesco a conciliare entrambe le attività. Poi cerco di concentrare il lavoro con la nazionale nei periodi che non ho attività con il club. Inoltre sono due attività differenti che richiedono differenti approcci e questo per me è stimolante”.