Era improponibile pensare che la recente decisione del Consiglio Direttivo della Divisione Calcio a 5 di aumentare a cinque il numero dei giocatori “non formati” da poter inserire nelle liste di gara del prossimo campionato di Serie A, potesse fermare l’iniziativa legale di Augusto Kakà e Matheus Pozzi, che dopo le controverse determinazioni in ambito federale, con la Corte Federale d’Appello che ha sentenziato l’ammissibilità dei ricorsi pur respingendoli, hanno spostato - come era ampiamente prevedibile - le loro azioni ricorrenti verso il Collegio di Garanzia dello Sport del CONI.
L’avvocato Michele Cozzone, che rappresenta i due calciatori, ha infatti presentato nella giornata di venerdì, gli articolati ricorsi nei quali i giocatori di Petrarca Padova e (adesso) Futsal Cornedo chiedono nella sostanza la revisione della delibera 772 con la quale la Divisione Calcio a 5 ha “istituito” la riforma, la quale, come è ormai risaputo, ha determinato la riduzione sostanziale dei giocatori non formati in Italia nelle categorie nazionali a partire dal primo luglio scorso.
Un taglio ingiustificato e che, pur ragionevolmente comprensibile nell’aspettativa di incrementare progressivamente il numero di giocatori italiani e formati da utilizzare nei campionati nazionali di futsal, rappresenta una evidente limitazione all’impiego di quella categoria dei giocatori che - non ci stancheremo mai di ripeterlo, perchè è la sacrosanta verità - hanno portato il futsal italiano a primeggiare a livello europeo e mondiale.
Kakà e Pozzi fanno parte di questa fascia incomprensibilmente azzoppata, e che adesso, giustamente, sfidano l’istituzione per ottenere quella riqualificazione che il nostro futsal deve doverosamente riconoscere loro e che dovrà arrivare attraverso quei gradi di giudizio che escono dall’ambito endofederale e dai quali ci si attende la risposta concreta ad un provvedimento riformistico che si sarebbe potuto tranquillamente approcciare con altri metodi, concertando il processo di trasformazione con le società (a tutti i livelli) e i tesserati, attraverso tempistiche tali da consentire un passaggio graduale al nuovo sistema.
Ma adesso che si entra nel terreno del CONI bisognerà iniziare a tener conto di quegli aspetti regolamentari che il Comitato Olimpico ha introdotto con la direttiva 1276 del 2004, proprio con lo scopo di garantire l’impiego di almeno il 50% dei componenti le liste di gara, con giocatori provenienti da vivai italiani e che non rappresentano date, numeri e situazioni che concorrono a formare l’identità del “formato” del futsal. Le competenze normative cambiano, così come si entra nell’ambito giurisprudenziale europeo e si deve iniziare a fare i conti con il godimento dei diritti dei cittadini dell’U.E. che superano ogni forma di disposizione a carattere sportivo.
Insomma, adesso si inizia a fare sul serio. Non che fino ad ora si sia giocato, per niente, ma con la partita che si sposta su altri campi, e soprattutto con arbitri imparziali, pur non sapendo quando i ricorsi verranno discussi, ci sono fondate speranze che il giudizio finale possa arridere chi il futsal lo pratica e ha contribuito per portarlo a grandi livelli, stoppando gli effetti di una riforma che ha solo prodotto decisioni drastiche e scelte impopolari, favorendo in ogni categoria quei giocatori che hanno (giustamente) sfruttato l’occasione per arrivare a presentare richieste ai limiti dell’accettabile, finendo il più delle volte (sic!) per spuntarla. Storture di una delibera che va bloccata al più presto, per riportare il futsal a quella dimensione alla quale, da sempre, siamo stati felicemente abituati.
cas.
24/07/2022 00:03
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